Cena di NATALE con Il PRESIDENTE

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Mercoledì 12 dicembre si è tenuta a Torino la cena di Natale del CDVM presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, noto centro per l’arte contemporanea (http://www.fsrr.org/) che dal 1995 persegue con successo il nobile obiettivo di promuovere l’arte e sostenere i giovani artisti di talento con mostre collettive e personali, laboratori educativi, incontri culturali ed attività di sperimentazione.

Ci ritroviamo la sera nell’accogliente ingresso della sede espositiva di Torino che vanta 3500 mq destinati fino al 6 gennaio 2013 all’interessantissima mostra “For President”, viaggio nelle campagne elettorali americane a cura di Mario Calabresi e Francesco Bonami.

Come sempre, il CDVM abbina i suoi momenti ricreativi e gastronomici a visite culturali di alta qualità con guide e percorsi personalizzati.

Poiché il club fa della vendita e del marketing il suo “core interest and business”, questa mostra è per Noi anche occasione di approfondimento delle peculiarità e delle dinamiche del marketing, della pubblicità e della promozione delle campagne elettorali USA di cui possiamo ammirare i poster, i video, le pubblicità televisive, i gadget e la loro evoluzione nel corso del tempo unitamente al cambiamento del linguaggio di comunicazione, ai vari mezzi usati, ai colori …

Gli ospiti sono numerosissimi e quindi vengono organizzati 2 gruppi di visite guidate.

Ad accoglierci nella prima sala sono le foto di tutti i presidenti a partire da Washington fino ad Obama, con i colori rossi e blu del pavimento a simboleggiare i 2 storici partiti rivali repubblicano e democratico. E’ l’installazione “Obama 08” che ripropone parte della personale di Jonathan Horowitz, dedicata alla campagna elettorale del 2008.

Nelle sale seguenti i nostri occhi sono rapiti dalle splendide foto dei reporter dell’agenzia Magnum.

Dai bagni di folla di John F. Kennedy, con le mani tese alla ricerca del contatto fisico dei suoi sostenitori, a quelle in stile quasi hollywoodiano del fratello Robert prima della sua morte avvenuta dopo aver vinto le primarie in California. Di Bobby Kennedy ci sono anche gli scatti di Paul Fusco, molto toccanti, foto scattate dal treno che trasportava il suo feretro, in cui la gente comune a lato dei binari lo saluta come fosse stato veramente il presidente.

Il treno torna sovente nelle campagne elettorali americane come mezzo per raggiungere il popolo con i propri messaggi: lo usarono Teddy Roosevelt, Harry Truman, Ronald Reagan ecc …

I poster e le foto ci dimostrano che ogni presidente aveva la sua strategia: Reagan sfruttò moltissimo la notorietà da lui conquistata precedentemente come attore western (presenza del cappello), mentre le foto di Carter lo presentano molto smart (Carter che sorride ad una bimba di Richard Kalvar).  I manifesti elettorali di Obama, peraltro molto colorati, sono fotografati nelle zone più periferiche e povere del paese.

Il mezzo televisivo nelle campagne elettorali USA è fondamentale: il  primo a capirne le potenzialità è J. Kennedy negli anni ‘60 che lo padroneggia in modo veramente disinvolto.

Ascoltiamo uno spezzone del dibattito televisivo Kennedy – Nixon: quest’ultimo, ancora in convalescenza per un’operazione , con il suo pallore e la così detta “five o’clock shadow”, non convinse l’elettorato affascinato dall’abbronzato e sicuro Kennedy. Più avanti in altri filmati vengono trasmesse anche le gaffes commesse dai vari aspiranti presidenti o presidenti in carica.

Ma nel marketing delle campagne elettorali americane un ruolo primario è giocato dal merchandising e dai gadget: in particolare gli “electoral buttons”, ovvero le spillette , chiamate così perché dapprincipio erano proprio bottoni. Le  spille in esposizione sono del collezionista italiano Luca Dal Monte.

Nel 1896 lo scontro Mckinley/Bryan è la prima campagna presidenziale ad usare intensivamente la propaganda. Una rivoluzione è resa possibile dalla “celluloide” e dalla possibilità di applicarne un sottile strato a proteggere un piccolo pezzo di carta incollato ad un disco metallico da applicare sulle giacche. E’ l’invenzione dei “Pinback Buttons”. Nel 1896 ne furono stampati di diversi tipi, la maggior parte dei quali con la figura di uno dei candidati e della bandiera americana …. Quindi, come colori dominano il blu, il rosso ed il bianco. Nel 1900 per le spillette si inizia ad usare l’oro per i candidati repubblicani e l’argento per quelli democratici. Carter sarà l’unico ad usare il colore verde, mai usato prima da nessun candidato (disse semplicemente che era il colore preferito da sua madre), il marrone sarà usato da Jerry Brown, bianco e arancione per i buttons con la scarpa col buco con lo slogan “Don’t let this happen to you”. Obama sarà il primo a fare la spilla multi color dove la sua foto è rimaneggiata stile pop art.

A partire dal 1920 i buttonsdiventano meno cari, non si usa più la celluloide, si deteriorano più facilmente e si fanno disegni serigrafati.

Molto eleganti le spille di Roosevelt con le stelle e strisce della bandiera americana o le rebus-button con la rosa che crea assonanza col nome del candidato.

Tra le particolarità, rimaniamo curiosi a guardare le spille degli anni ’50 con la scritta “I LIKE IKE”, quella di John Kennedy col suo ritratto di profilo,le spille di Hillary Clinton e quelle rosse di Sarah Pain, scelta come vice da John McCain, i buttons in cui Obama mostra la sua famiglia …

Per Obama e Hillary anche altri oggetti di merchandising:  la saponetta con l’effigie di Obama  e per Hillary la penna da scrivere di grandissime dimensioni.

Una saletta ospita il progetto audiovisivo in progress “Political Advertisement” che raccoglie gli spot televisivi di propaganda dal 1952 (Lyndon Jonhnson fu il primo a usare gli spot tv). Infine il lavoro di un artista moderno che con l’aiuto di Sharon Stone e di un filosofo francese mette in scena il ruolo di 2 aspiranti presidenti, lei repubblicana e lui democratico: parlano delle stesse cose ma in modo completamente diverso! Vedere per credere!

Ci accomodiamo passando dinanzi ai ritratti monumentali di Pei Ming, nel ristorante della fondazione al primo piano. La cena, davvero gustosa e raffinata, è anticipata dall’ aperitivo.

Non manca alla cena CDVM un pensiero per chi sta male. Don Marco ci parla di Casa Oz (http://www.casaoz.org/), un’associazione onlus per i bambini che incontrano la malattia e per le loro famiglie, prima di tutto una casa che offre accoglienza diurna ed ospitalità notturna ed oltre a ciò un aiuto in città con un percorso di autonomia abitativa per i ragazzi con sindrome di Down dai 17 ai 25 anni ed attività di doposcuola e molto altro ancora.

Ai tavoli CDVM sono presenti anche presidenti di altri circoli dell’Unione Industriale, professori della facoltà di Economia di Torino, responsabili marketing di importanti aziende ed un tavolo tutto del gruppo giovani.

Tra il primo ed il secondo veniamo intrattenuti dal discorso del Presidente Antonio De Carolis che dopo aver ringraziato tutti i partecipanti all’evento ricorda l’importanza del nostro Club che, entrando in contatto con le varie realtà, ha modo di offrire ai propri soci  una visione globale del mercato e delle aziende.

Questo interscambio di esperienze professionali è un importante valore aggiunto che il CDVM può offrire a tutti coloro che desiderano confrontarsi con amici e colleghi in occasione di congressi, seminari ed eventi “ludico-culturali “ che mensilmente sono in programma.

A fine serata concludiamo l’incontro coi il brindisi e gli auguri che il Presidente estende anche a coloro che, per svariati motivi, non hanno potuto presenziare.

Andiamo a casa avvolti dal caldo ed avvolgente plaid rosso che Cdvm con Casa Oz offrono come omaggio, simbolo del caldo abbraccio di casa Oz verso tutti i bimbi.

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