Nei giorni scorsi ho partecipato ad un importante convegno (almeno per me!) che si è tenuto all’Unione Industriale di Torino dove si sono approfondite alcune tematiche che possono caratterizzare la implementazione di un programma di welfare aziendale: bello capire quanto spazio c’è per “fare del bene” alle proprie Risorse, contribuire a sanare un pezzo di deficit dello Stato e, nello stesso tempo, risparmiare qualche soldo per l’Azienda! Peccato che non tutti i Dipendenti lo capiscano e lo apprezzino e spesso passa, solo, per un fatto dovuto!
Nella stessa occasione, un Direttore delle Risorse Umane di una primaria azienda piemontese, ha presentato i risultati di un’indagine interna sul livello di gradimento che avrebbe avuto la realizzazione di strutture ed attività wellness: ottimo, ma… solo chi era già un cultore consolidato della vita sana (il 10 per cento degli intervistati) ha manifestato un degno apprezzamento. Ma gli “altri”? Coloro che ne trarrebbero, invece, un effettivo beneficio fisico e psichico? E che magari porterebbero un vero “vantaggio welfare”. L’indifferenza regna sovrana!
Ecco che entra in campo la “FORMAZIONE INNOVATIVA”!
La chiave del successo, in entrambe le situazioni, è stata la Formazione Comportamentale Innovativa: coinvolgere le persone con corsi di approfondimento sulle diverse tematiche, a partire dai pericoli insiti in una alimentazione non calibrata, nell’obesità, nella necessità di curare il corpo (anche per curare la mente!), nel capire le fonti di stress e ansia e nel saperle gestire, nell’utilità di effettuare controlli medici preventivi (peraltro spesso gratuiti o a basso costo!) ha consentito di far nascere il “bisogno”. Insomma, formazione per imparare a “volersi bene”, per se stessi, per la propria Azienda e per la collettività allargata!
Certo, mettere in aula delle persone a sentire un docente “old style” che legge (o se si è tra i fortunati, commenta) slide con l’enfasi e la verve di 20 anni fa non avrebbe prodotto alcun effetto. Oggi, però, l’offerta formativa si è arricchita di metodologie e tecniche che consentono di apprendere provando, condividendo e testando esperienze direttamente in aula (o, per esempio, in un capannone appositamente attrezzato, in una cucina tipo Master Chef, all’aperto …). Servono Consulenti preparati, innovativi, pronti a cucire l’abito formativo su misura per il Cliente, che abbiano la pazienza, la capacità e la proattività per condurre il Cliente verso quel “cambiamento” di cui tutti parliamo, ma che in molti ancora temono!
Mino Vassallo, Vice Presidente CDVM